Cambiamento
Non riesco a cambiare.
Ho paura a cambiare.
Vattene, se hai 20 anni
(…) Fai una cosa: vattene. Non ascoltare chi ti dice che solo chi resta resiste davvero. Lascia questo paese, meticciati. Scopri la bellezza di altri corpi e di altri odori. Di altri cibi.
Fai politica. Sì, fai politica. Perché non è tutto una “merda”. Ma scegliti altri maestri. Un buon politico non è un imbonitore ma un uomo che si carica sulle spalle la visione di un paese, nonostante i voti.Continua qui
Dove sarò domani?
-Voglio darle un consiglio. Lei ha una qualche ambizione? E allora vada via, se ne vada dall’Italia. Lasci l’Italia finchè è in tempo…L’Italia è un paese da distruggere, un posto bello e inutile, destinato a morire.
-Cioè, secondo lei tra poco ci sarà un’apocalisse?
– E magari ci fosse! Almeno saremmo tutti costretti a ricostruire! Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri… Dia retta, vada via!
– E lei allora, professore, perchè rimane?
– Come perchè?! Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere.
Inutile negarlo. Tutti prima o dopo abbiamo fatto un pensiero sul trasferirci all’estero. Un sogno, cambiar aria per un po’, cancellare quel senso d’insoddisfazione che, di tanto in tanto, permea la vita d’ognuno.
Trasferirsi era una possibilità come un’altra. Ora mi sembra sia diventata una costrizione.
Grazie a #Io_ci_provo per lo spunto.
Il Primo stipendio
Dopo 4 mesi dalla conclusione dell’ennesimo lavoro, oggi ho finalmente ricevuto il mio PRIMO stipendio, dopo 5 anni di lavori e lavoretti MAI retribuiti.
Potrò pagarmi il pc nuovo, potrò comprarmi qualcosa di mio senza aver quel senso di colpa per aver usato i soldi di mamma e papà. Potrò mettere da parte qualche spicciolo per quel viaggio che sogno fin da quando ero bimba e per cui sto risparmiando sin dall’ultimo anno di liceo.
A 24 anni forse è un po’ tardi, ma ho gli occhi lucidi e il nodo alla gola.
Sono contenta!
(Scusate se delle dimissioni del Papa non mi importa pressoché nulla!!!!)
Un passo avanti, due indietro
Tornare a scrivere qualcosa di mio, non lo sento più un gesto che mi appartiene.
Ho rimesso l’anima in un vaso a chiusura ermetica; il fuori sta fuori, il dentro sta dentro.
La contaminazione è violenza.
Le accuse della notte
Spero sempre che arrivi in fretta la notte per dare pausa alla mente. Per smettere di pensare e avere un po’ di tregua dalla vita.
Troppo spesso invece la notte porta con sé i mostri del giorno, li trasforma, li modella in paure nitide e desideri scolpiti che tento di strangolare, ma che un subconscio traditore mi sbatte in faccia.
Quando arriverà quel giorno in cui riuscirò a liberarmi da un’ansia, da una malinconia, da una nostalgia ormai sorelle senza cui non mi riconosco.
Quando arriverà il momento che potrò guardarmi intorno, incrociare i sorrisi, sfiorare gli occhi di chi avrò accanto, sospirare e accorgermi d’essere finalmente serena?
Ricordo…
Tra delicatezza, nostalgia e malinconia.
Stabile necessità
Ah, com’è misero il destino dei viaggi
dei milanesi in terre d’oltremare
o in mezzo al mare! Ormai lo so,
lo vedo bene, la gente in viaggio non mi piace. Li preferisco quando stanno fermi
e ripetendosi raggiungono qualche dignità,
come una brutta casa che sta sempre lì,
sempre uguale a se stessa e a poco a poco
diventa un punto stabile per gli occhi
e nella tenerezza degli anni
si prende un posto di necessità.
(da Cielo, di Patrizia Cavalli)
La maledizione del silenzio
La perfezione del primo vero male
non conosce permessi né riposi.
Vigliacca e maledetta si presenta
se leggo un libro se guardo alla finestra,
se incontro amici se rispondo al telefono
e soprattutto si approfitta
del silenzio dei giorni di festa.
(da Poesie, di Patrizia Cavalli)
Orgoglio
Quanto vorrei che qualcuno fosse orgoglioso di me…
I segreti di mezzanotte
Da ascoltare in silenzio, a luce spenta, in quell’ora rivelatrice tra le undici e mezzanotte…
Imparare a soffrire, imparare ad amare
Nel vecchio blog Glory11, una volta scrissi che
imparare ad amare è possibile, ma a soffrire assolutamente no.
Sono passati un paio d’anni da quando misi quelle quattro parole nero su bianco.
Credo ancora che non siamo mai addestrati abbastanza al dolore, ma non sono più così convinta che si possa imparare l’amore.